Siebel nel Faust di Gounod – Teatro alla Scala – 1997
Con Samuel Ramey

L’importanza della pronuncia nel canto – II Parte

Pronuncia 3“Liberato il suono, fissatolo, arricchitolo di risonanze, il tubo vocale si pone in movimento, articola le sue diverse parti e forma le vocali, incominciando dalla regina tra esse: la A, in cui partecipa la massima espansione di risonanze e d’apertura tubale, quindi la maggior quantità della colonna d’aria, nella proiezione del suono e nella plastica del colore. Come la A è la regina delle vocali, così la lingua in cui essa prevale, è la regina delle lingue. Quanti colori, quante intenzioni nella A italiana…” (pag. 229 di “I misteri della voce umana” di Giacomo Lauri Volpi)

Come ci insegnano i grandi cantanti eredi della vera scuola del Belcanto, dedicarsi allo studio delle vocali è di importanza capitale per ottenere la purezza dei suoni e la perfetta intelligibilità delle parole. Ma quali vocali? Ovviamente le vocali italiane!

Pronuncia 4La lingua italiana ha un posto di primo piano nel corretto sviluppo della voce, perché le sue vocali sono pure, senza suoni nasali, gutturali e sforzati, tutte con il palato molle innalzato, anche se in modo diverso tra vocale e vocale. Questo consente di ottenere le perfette risonanze, equilibrate ed armoniose, senza cercare di mettere la voce in un “posto” che sinceramente non esiste. Il fatto stesso di dire a perfezione una “i” o una “o”, o qualsiasi altra nostra vocale, su tutta la gamma dei toni, fa acquisire alla voce le tanto agognate risonanze di maschera, perché la purezza della dizione permette all’aria presente nelle cavità del cranio di convibrare con la colonna di aria sonora che risale dalla laringe, fornendo al tono fondamentale tutti i sovratoni necessari per arricchirlo. Naturalmente questo formidabile fenomeno si attua a patto che sia impressa all’aria che sale dai polmoni la giusta energia, regolando la pressione a mano a mano che si svuotano, secondo le necessità della parola, del fraseggio e dell’altezza dei suoni.

Pronuncia 5Per arrivare a far funzionare a perfezione questo meccanismo, oltre ad esercitarsi nella vocalizzazione cantata, sarebbe necessario lavorare separatamente sull’apparato respiratorio e sulla corretta pronuncia delle vocali. Nella mia esperienza come cantante ad esempio, mi sono ritrovata a combattere con un torace piuttosto piccolo, poca forza nella schiena e quindi gli esercizi di espansione, rinforzo e padroneggiamento delle varie parti, fatti separatamente dal canto, sono risultati fondamentali. Per questo mi sono avvalsa della consulenza di persone molto qualificate, perché a volte gli esercizi fatti in palestra non risultano utili ai nostri scopi, anche se in linea generale è sempre meglio essere in buona forma fisica. Un’autorevole quanto gustosa conferma della necessità di avere un corpo tonico e tanto fiato la ebbi alla prova generale di “Gianni Schicchi” alla Scala, dove cantavo nel ruolo di Ciesca; Schicchi era interpretato dal grande baritono Leo Nucci che, dopo aver tenuto il Sol finale dell’aria per un tempo notevole, di seguito, senza riprendere aria gridò: “Viva la bicicletta!!!”. Più eloquente di così!

Tornando alla questione delle vocali, mi sono resa conto che non è raro avere difetti di pronuncia anche nella voce parlata. Occorre quindi dedicarsi allo studio della ottima fonazione, percependo come deve mettersi la lingua per produrre la vocale pulita, rotonda, mai schiacciata. Questa coscienza della pronuncia corretta ci servirà cantando, perché se la lingua si posiziona male emetteremo vocali miste, sporche diciamo, e per questo stesso motivo poco risonanti.

Pronuncia 6Molte volte i problemi nascono dall’orecchio, cioè dall’essersi abituati ad un certo tipo di timbro personale e a non volerlo modificare, perché la voce è talmente intima, esprime una parte di noi così profonda, che mutarla può essere traumatico e creare delle resistenze inconsce. Altre volte il problema può derivare dalla poca energia impressa all’aria per un cattivo o nullo controllo del fiato, per insufficiente espansione respiratoria o per eccessiva tensione o spinta nell’espirare. In rari casi si può avere un deficit funzionale del palato molle, che lascia entrare l’aria nelle fosse nasali, fornendo alla voce lo sgradevole timbro nasale. Altre volte può essere la lingua a non muoversi nel modo giusto, e siccome è strettamente collegata alla laringe e ne condiziona i movimenti, influenza, con le sue tensioni, la vibrazione delle corde vocali, alterando la purezza e la morbidezza del suono.

Niente paura! Ormai secoli di tradizione del belcanto, uniti alle moderne conoscenze della fisiologia dei due apparati, fonatorio e respiratorio, ci forniscono tutto quello che serve per mettere a posto la voce. Occorre solo la nostra buona volontà nel voler capire e mettere in pratica!

L’importanza della pronuncia nel canto – I Parte

Siebel nel Faust di Gounod – Teatro alla Scala – 1997 Con Samuel Ramey
Siebel nel Faust di Gounod – Teatro alla Scala – 1997
Con Samuel Ramey